lunedì 22 febbraio 2010

omelia al vangelo del 21 febbraio 2010

Gesù si ritira in un luogo deserto e viene tentato da Satana. Quando era pieno di Spirito Santo non viene tentato dopo 40 giorni di digiuno, stanco ed affamato quindi debole, viene messo alla prova. E' solo e bisognoso di aiuto, eppure il suo orgoglio dovrebbe essere grande, sta resistendo da 40 giorni. La prima tentazione fa riferimento al corpo, satana gli dice che può risolvere i problemi da solo, la sua "fame" può essere colmata dal pane che può ricavare dalle pietre. Quante volte facciamo diventare pane che sazia cose che non lo sono, tutto ciò che ci distoglie dalla parola di Dio è pane che non sazia. Poi c'è il potere, quello per cui è lecito fare qualsiasi cosa. Quante volte nel lavoro, in famiglia vogliamo comandare dominando gli altri. L'obbiettivo è quello di dominare sugli altri, avere una posizione di comando. Ma Gesù sa che l'unico padrone è il Padre, lui ci ha fatto e per lui dobbiamo vivere. Non è un Messia che si manifesta nella gloria, ma nell'umiltà e nella sofferenza. Non c'è spazio nel regno di Dio per chi vuole comandare, chi vuole essere il primo, si metta al servizio di tutti. Cosi Gesù ricorderà che è venuto per servire, e il discepolo non è più del maestro. Alla fine il diavolo chiede a Gesù di fare una cosa molto stupida, quella di mettersi nei guai. Se è figlio di Dio c'è chi lo tirerà fuori dalle situazioni difficili, ma Gesù obbietta che cercare il male per vedere se c'è Dio non è che una mancanza di fede. Non ha bisogno di soffrire per avere il Padre vicino, non deve metterlo alla prova. Finite le tentazioni Gesù ha sconfitto il maligno ma non per sempre, infatti ritornerà al momento prefissato. Non ci si può gloriare di nulla, ma si deve ringraziare il Signore se qualche volta ci fa sentire dei vincenti.

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